Mercato delle costruzioni in crescita
a cura di Andrea Picardi

Qualcosa ha cominciato a muoversi, nonostante la pandemia ancora in corso e in attesa che arrivino finalmente i fondi del Recovery Fund europeo. Il comparto italiano delle costruzioni si trova ad attraversare un tornante decisivo della sua storia recente e a giocarsi un pezzo non irrilevante del proprio futuro. “Com’è emerso anche nella nostra congiunturale di novembre scorso, abbiamo di fronte quantomeno 3 anni, se non addirittura 5, di crescita per il settore”, ha affermato il direttore del Cresme – il centro di ricerche sull’edilizia – Lorenzo Bellicini, che in questa conversazione con il Consulente Immobiliare ha fatto il punto della situazione sugli elementi di forza e di debolezza che caratterizzano l’attuale fase. A partire dalla fotografia per così dire ottimistica scattata da Bellicini dopo questi lunghissimi anni di difficoltà: “C’è una parte rilevante del mercato che riguarda gli incentivi fiscali con una forte accelerazione proprio in questi primi mesi del 2021, ma ci sono anche le opere pubbliche che si stanno via via attivando. I ritardi che c’erano, in alcuni casi almeno, si stanno cominciando a trasformare in attività. Non solo cominciano ad esserci gli appalti, ma anche le aggiudicazioni e, soprattutto, i cantieri”.
Gli ingredienti per il rilancio, dunque, sembra ci siano. Ma andiamo con ordine. “Noi stiamo lavorando al rapporto estivo che anche quest’anno ci è stato chiesto di fare in edizione straordinaria”, ha anticipato il direttore del Cresme. Che poi ha spiegato nel dettaglio: “Stiamo focalizzando il nostro approfondimento su tre aspetti principali, il primo dei quali è rappresentato dalla domanda”. A proposito della quale – ha osservato ancora Bellicini – “è evidente che, una volta finita la pandemia, ci troveremo di fronte a due tipologie di comportamenti: da un lato ci saranno grande euforia e voglia di investire ma dall’altro non mancherà chi si troverà a vivere una condizione di forte depressione perché duramente colpito dalla pandemia e dalle sue conseguenze”.
Il secondo aspetto dell’analisi del Cresme attiene, invece, alla qualità dell’allocazione delle risorse: “E’ chiaro che la pandemia ha cambiato la politica economica europea e del nostro Paese. Fino a ieri praticamente non si doveva e non si poteva spendere mentre adesso la priorità si è completamente ribaltata: dobbiamo spendere, ma bene”. Ovvero, in tempi rapidi e con efficienza, come è di rado avvenuto in passato: “C’è l’enorme tema della capacità di spesa della macchina pubblica ma la questione interessa pure i privati”. E non è un caso a questo proposito che uno dei possibili cardini dei prossimi anni sia costituito, secondo Bellicini, dal rilancio del partenariato pubblico-privato: “Uno strumento fondamentale che però va ripensato”.
Ma qual è la chiave di uno scenario di questo tipo? “Certamente la rigenerazione urbana”, ha risposto il direttore del Cresme. Ma in che senso? E perché? “E’ evidente che con le politiche di consumo del suolo che ci sono, ma anche per le attuali caratteristiche della domanda, la partita si può giocare solo sulla rigenerazione di aree dismesse, patrimoni in disuso, zone problematiche”. Ma non solo, perché questi progetti devono anche essere, in linea con quanto ci chiede l’Europa, motore di riqualificazione sociale ed economica: “La questione d’altronde incrocia una serie di tematiche di rilevanza fondamentale, dall’edilizia sociale nelle sue varie forme alle periferie, dalle bonifiche ambientali alle aree industriali abbandonate. Negli ultimi due decenni da questo punto di vista siamo rimasti fermi e adesso dobbiamo per forza di cose recuperare”.
Il terzo aspetto da tenere in considerazione, ad avviso del Cresme, riguarda poi la capacità dell’offerta: “Arriviamo da una crisi del settore molto rilevante: siamo passati da 2 milioni di addetti a un milione e 350.000. E ancora, più di 100.000 imprese di costruzioni sono uscite dal mercato in questi anni mentre la dimensione media di un’azienda edile si è ridotta a 2,7 addetti”. Dati che, secondo l’opinione di Bellicini, evidenziano in tutta la loro indiscutibilità le difficoltà degli operatori economici, chiamati anch’essi ovviamente a svolgere una funzione decisiva in questa fase, nell’ottica di far fronte all’aumento della domanda attestato dallo stesso Cresme. Detta in termini economici, “in questo momento esiste sicuramente un problema di capacità dell’offerta rispetto alle dimensioni del mercato che si stanno concretizzando. Oggi le imprese sono di fronte a una domanda che sta rapidamente crescendo ma, allo stesso tempo, provengono pur sempre da una lunga fase di rilevante compressione dell’economia”. Quindi, in pratica, “il rapporto tra domanda e offerta appare squilibrato, tant’è che di conseguenza si stanno verificando rilevanti aumenti di prezzo”. Insomma, nel settore è tornata l’inflazione.
Ma cosa sta cambiando in questo senso nel tessuto imprenditoriale italiano? “Abbiamo aziende che si stanno muovendo e che si sono organizzate. Ora è necessario che questo processo si estenda a tutto il settore. Al di là di alcune pochissime imprese di grandi dimensioni, stiamo notando la crescita di quelle di medie dimensioni che peraltro in passato sono state una delle principali forze del nostro Paese”. Sotto questo profilo Bellicini è convinto che si debba forza cambiare: “C’è uno studio inglese sul settore che afferma testualmente ‘modernize or die’. Ovvero, o ti modernizzi o muori”. Ciò a significare – ha aggiunto il direttore del Cresme – che “l’innovazione deve vedere le costruzioni assolutamente protagoniste”.
In questo contesto una menzione d’obbligo la merita infine il Superbonus del 110%. Misura fiscale assolutamente decisiva ma che nel 2020 ha fatto sì – ha ricordato Bellicini – “che, insieme alla pandemia, si riducessero di € 2 miliardi gli investimenti in riqualificazione del patrimonio esistente. Un po’ appunto a causa dell’emergenza sanitaria e un po’ perché chi avrebbe fatto i lavori con il 50 o il 65% si è fermato nell’attesa che venisse definito l’iter del 110%”. Tutto questo in pratica ha determinato nel 2020 una frenata. “Adesso però siamo di fronte a una crescita davvero importante, con tassi a due cifre”, ha rilevato Bellicini che ha poi citato i dati dell’ultimo indice Cresme Lab secondo i quali nel 2021 gli investimenti dovrebbero aumentare del 12,5% su base annuale: “Una cifra che dà pienamente il senso di quanto sta avvenendo. La spinta c’è”. E la speranza è che possa aumentare ancora considerando la probabile proroga della misura a giugno 2023 che è stata promessa e che verrà con ogni probabilità disposta, seppur non nell’immediato.